Musica nel lavoro di gruppo
Cosa può dire l’arte (e la musica del 900 in particolare) sul lavoro di gruppo?
Immagina di unire tre orchestre diverse e di farle suonare insieme, contemporaneamente.
Ora immagina di fare lo stesso con tre gruppi di persone, magari professionisti, coordinati ciascuno dal proprio leader, che oltre a coordinare il lavoro dei propri collaboratori si coordina autonomamente con i leader degli altri due gruppi.
Cosa può dire tutto questo sul lavoro di gruppo?
Il mio consiglio è, come sempre, di guardare questi video osservando le fasi del metodo immaginale, per lasciare che le risposte emergano spontaneamente e senza forzature.
Suoni diversi per luoghi diversi
In quanto spirito, lo spirito di squadra ha a che fare con il luogo in cui essa nasce e si sviluppa: la città, il paese, l’ambiente, le condizioni fisiche e materiali (addirittura i materiali stessi) che fanno da sfondo a quelle persone riunite in quel gruppo. Non è un caso che le squadre sportive siano legate a una città, così come le orchestre, e che ognuna rappresenti bene le caratteristiche del luogo da cui proviene.
Il suono di Vienna e il suono di Amsterdam
Questo documentario ripercorre l’esecuzione delle sinfonie di Mahler da parte di tre orchestre (i Filarmonici di Vienna, Berlino e Amsterdam) e di cinque direttori d’orchestra (Claudio Abbado, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Simon Rattle e Bernard Haitink) durante un festival colossale tenutosi nel 1995: una occasione ideale per mettere a fuoco la situazione in cui la stessa orchestra collabori con direttori diversi nell’arco di pochi giorni.
In una delle numerose interviste presenti nel documentario, il direttore d’orchestra olandese Bernard Haitink parla della differenza di suono che riscontra tra diverse orchestre europee. La Filarmonica di Vienna, dice lui, ha un suono più intenso, scuro, proprio di una città dell’Europa centrale (i Filarmonici di Vienna ci mettono tutta l’anima), mentre il suono dell’orchestra di Amsterdam (il Concertgebouw) è più limpido, disteso, chiaro, rilassato e quasi oggettivo. Dipende però molto anche dall’acustica della sala, conclude il direttore, buttando lì un tema mica da poco.
Acustica del luogo come elemento generatore di forma
Secondo Celibidache e la sua visione fenomenologica della musica, l’acustica del luogo (le dimensioni della sala, ma anche condizioni fisiche quali umidità o secchezza) determina il tempo che l’interprete deve scegliere per eseguire il brano in quel determinato contesto.
Ne sanno qualcosa anche gli organizzatori dei concerti del pianista Arturo Benedetti Michelangeli, che era capace di annullare un concerto poche ore prima dell’inizio perché le condizioni del pianoforte o della sala in cui doveva suonare non erano ottimali.
Ritornare ai luoghi (umanesimo delle montagne)
Il poeta Franco Arminio si impegna da anni in un nuovo “umanesimo delle montagne” per rivalutare i paesini italiani sia in senso estetico e paesaggistico, sia in senso lavorativo e di dignità personale.