Calixte Hountondji è un animista del Togo che si dedica alla diffusione della cultura africana animista in Occidente. Ha vissuto per vent’anni in Italia, e da qualche anno si è nuovamente trasferito in Africa per proseguire i lavori al progetto Agbemó (la via della vita) e costruire nel suo Paese un centro di scambio culturale e spirituale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo in Italia e di fargli visita tre volte in Togo.
L’ACCOGLIENZA DELLA TERRA DEI PADRI
La cultura animista africana mi ha permesso di capire che nella terra c’è posto per tutto: gli aspetti materiali della vita, le radici famigliari, la cultura, la spiritualità… persino Dio è nella terra e posso pregarlo, toccarlo e ringraziarlo ricordando i miei antenati.
In Africa mi son sentito accolto: l’Africa è una terra che ti accoglie. È relativamente facile (ma non per questo scontato) essere accolti da una natura, che come una madre ti accoglie nel proprio grembo. Un po’ meno ovvio è essere accettati e accolti da una terra ruvida, come quella africana, che mostra tutti i segni della fatica e del tempo necessari a lavorarla. Una terra che ha più i tratti di una cultura, di un padre con le proprie leggi e il proprio condizionamento famigliare ed economico. Con questo progetto e l’invito a fare questo viaggio ci hanno accolto nella loro casa, e insieme nella loro cultura e civiltà.
Una casa di argilla e sabbia, ruvida, che però sa accogliere grazie al calore, lo spirito che pervade e anima ogni cosa. Come il guscio di una zucca, ruvido e funzionale, utilizzato come ciotola per bere, travasare e lavarsi. Una natura trasformata in cultura conservandone l’anima.
Quella animista è una cultura che accoglie tutte le manifestazioni della vita. In più occasioni mi sono sentito accolto dalla loro mente oltre che dal loro cuore.
Chi di loro ha compreso l’importanza del progetto di Calixte accoglie gli aspetti della nostra cultura materialista non solo per interesse ma anche per scambiarla con quello che hanno. Non li stiamo aiutando, lo scambio è alla pari. Pensare di aiutarli significa valutare con la nostra moneta la ricchezza interiore che viene dal riconoscere le nostre radici famigliari e soprattutto il nostro retroterra culturale.
La nostra cultura, al confronto, mi è parsa anonima e spersonalizzata, priva di retroterra e anzi fondata sull’azzeramento delle radici e la ricerca delle vette, dei picchi dell’io o di qualche organizzazione. La loro spiritualità non viene dall’alto dei cieli come la nostra ma dal culto della terra e degli antenati. Questo mi ha dato soprattutto l’Africa: l’opportunità di cercare le mie radici culturali e famigliari, riappropriarmene e far loro posto fra gli schematismi e i confronti della mia mente occidentale.
James Hillman adotta l’immagine delle vette fredde e innevate per distinguere lo spirito dalle valli calde e umide del fare anima.
SUL MATERIALISMO E ALTRI LETTERALISMI
Un’impressione che ho ricevuto confrontandomi con l’Africa è di venire da un mondo materialista.
Nel tentativo di fare chiarezza, mi è tornato in mente che l’Africa è situata sul Tropico del Capricorno, che in astrologia è associato all’elemento Terra. Proprio quella terra ruvida che renderebbe più facile l’accesso al mondo invisibile degli spiriti e delle anime. La nostra società materialista invece si situerebbe sul tropico del Cancro, segno associato in primis alla Grande Madre. In questa accezione nasce spontanea l’associazione con Maya e i suoi veli illusori e, da questa matrice, con la rete (Matrix), la ragnatela, i ragni nei sogni e le madri divoratrici, in un vortice che risucchia sempre più verso il basso. Nella ruota astrologica il segno del Cancro è la zona più bassa del cielo, il Nadir, la sua base a imbuto. Anche il genere di malattie che prende il nome dal segno sembra un richiamo verso il basso, la terra, la tomba, in una spirale a ritroso, un involversi della vita su stessa (come il granchio che va all’indietro).
Materialista contiene sì madre, ma anche, nascosto in qualche antro del proprio ventre, un figlio piuttosto insidioso che scalpita per venire al mondo.
In astrologia, il segno del Capricorno è governato da Saturno. Figlio di Gea, la Grande Madre, la quale lo legittima a venire al mondo a scapito del desiderio del padre di lasciarlo per sempre nel ventre materno, Crono-Saturno mantiene i caratteri del figlio controverso. Da un lato è guardiano della soglia (il padre è Urano, divinità del Cielo), è associato al grande saggio e allo spirito senex; e per questo, depositario della cultura, della legge e dei dogmi morali ed etici.
Il Capricorno è il punto più alto dello Zodiaco (il Cielo), lo zenit, il picco innevato, scostante e spigoloso. Saturno sa essere anche autoritario, despota, maniaco del controllo, maniaco depressivo, maniaco ossessivo, maniaco, il vecchio bavoso e depravato. E ancora, materialista, figlio pedante di tutti gli -ismi e maestro di letteralismo, il vizio di prendere tutto alla lettera (e tanti altri vizi). Figlio e padre insieme, dimentico delle proprie origini dal ventre materno e dal Cielo paterno, padre avido e calcolatore, che mangia i propri figli a sangue freddo. Il segno del Cancro, astrologicamente opposto al Capricorno, è legato alla Luna e all’elemento Acqua.
Sempre secondo James Hillman, è l’elemento umido a infondere anima alle cose. Solo quando gli eventi vengono vissuti su un piano emotivo, diventano esperienze per l’anima. La materia acquisisce rotondità, gli spigoli si ammorbidiscono, le cose assumono finalmente colore e luce.
In Africa, la terra è la madre, feconda, calda e accogliente. E così, inumidendosi, sia le opposizioni (noi e loro, Cancro e Capricorno, materiale e spirituale, anima e spirito, terra e acqua, natura e cultura, cultura e anima), sia gli -ismi (animista e materialista), perdono il loro letteralismo e diventano cibo per l’anima.
Nella cultura africana l’animismo è un percorso spirituale e la distinzione tra anima e spirito sembra non essere né netta né rilevante.