Il Centro di cultura animista “la via della vita” è un luogo, situato sulle sponde del lago di Garda, dove fare esperienza della cultura animista africana così come di altre culture, di stampo occidentale, ad essa ritenute affini e che aiutano a situare la spiritualità africana all’interno di un più grande e complesso culto della terra, delle radici e degli antenati, di cui, come vedremo presto, anche la nostra cultura è permeata.
È utile sgomberare subito il campo da interpretazioni fallaci e fuorvianti di termini quali cultura animista, antenati o cultura tradizionale africana.
Cultura animista non significa tanto (o soltanto) venerare o riconoscere l’anima del fiume o dell’albero, quanto l’idea di riconoscere l’intima corrispondenza tra la parte visibile di tutte le cose, viventi e non viventi, e quella invisibile che le anima; e la possibilità di inserirsi, attraverso l’ascolto sensibile e l’azione rituale, in tale corrispondenza.
L’anima del mondo e l’anima delle cose viventi, la natura e il mondo che ci circonda è simbolo Secondo gli antichi, l’anima delle cose viventi è allo stesso tempo individuale e collettiva. Ugualmente, si compone di un aspetto visibile (la sua natura esteriore, che ci circonda e verso la quale possiamo nutrire una reazione estetica) e uno invisibile, che “anima” la parte visibile e ne costituisce l’essenza (un po’ come la ghianda in cui è già custodita l’essenza della futura quercia).
Antenati sono per noi anzitutto gli antichi, da cui tutti discendiamo, e che per primi hanno riconosciuto l’intima corrispondenza tra l’anima dell’uomo e l’anima di tutte le cose, e hanno formulato pratiche e riti grazie ai quali riportare l’uomo in uno stato di armonia con il mondo che lo circonda.
Questo sapere antico non si è mai estinto nella memoria collettiva, è come un serpente che giace dormiente all’interno della nostra memoria collettiva, pronto ad essere risvegliato.